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By Giorgio Pini, Duilio Susmel

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Cose buffe dici. ” “Si dice così? È cominciato dalla mano, che si è innamorata della tua. Poi si sono innamorate le ferite che si sono messe a guarire alla svelta, la sera che sei venuta in visita e mi hai toccato. ” “È pericoloso. Ci scappano ferite e poi per la giustizia altre ferite. Non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio, strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola. ” Seduti di fianco in poca luce, le parole venivano su svelte, a bollicine. ” Si voltò verso di me.

Ma pure nel dolore che lo faceva ringhiare per non gridare, il grasso prima di mollare si abbatté col suo corpo addosso all’altro in terra, schiacciandolo per poi rotolare. Nel silenzio dell’aria ferma il loro tonfo suonò da colpo di tamburo. Caddero sulla sabbia e sulla passerella di legno, uscì il primo sangue. Si trovarono svincolati, subito si rialzarono e fecero la stessa mossa di raccogliere sabbia nel pugno e lanciarla in faccia all’altro. Si voltarono schivando. Dovevano avere in precedenza stabilito un quadrato in cui battersi perché solo di poco uscivano dal mio campo ristretto e ci rientravano.

Non sapevano se sarebbe tornato il sole, allora si abbracciarono. Le bocche si trovarono accanto e inventarono il bacio, il primo frutto della conoscenza. Era mercurio quella conoscenza, un liquido sensibile alla temperatura dei corpi. So quella prima volta perché l’ho avuta anch’io quell’ora sulla bocca, nel loro identico istante, su una sabbia di mare, il cielo scoperchiato sulla testa. La stanza tra le barche fu schiarita dalla luna salita sulla prua di fronte. Ci staccammo, le labbra intorpidite.

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Mussolini. L'uomo e l'opera: dal fascismo alla dittatura (1919-1925) by Giorgio Pini, Duilio Susmel


by Jeff
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